“L’ultima volta” di Scaccabarossi

18 Marzo 2023 Artisti Commenti
Il nuovo singolo del cantautore di Treviglio e altre storie

Fabio: come quasi tutti i musicisti, hai iniziato da piccolo ad avvicinarti alla musica. Avevi appena cinque anni quando le tue mani si sono posate sul pianoforte e hai cominciato a studiarlo. Con un papà disc-jockey e una mamma super fan dei Queen, cosa ne poteva uscire se non un cantautore? ☺

Il mio percorso è stato immediato perché i miei genitori mi hanno sempre fatto avvicinare alla musica e quindi me ne sono innamorato fin da bambino.

Alle medie hai frequentato la sperimentazione musicale tradendo il pianoforte e approcciandoti alla chitarra classica. Essendo tu mancino, mi spieghi come diavolo hai fatto a imparare a suonare questo strumento con la destra?

Molto sinceramente: non c'erano chitarre per mancini, perciò ho imparato da zero come se fossi destrimano.
Non ho mai avuto l'istinto di suonare la chitarra con l'altra mano mentre, quando invece provo a suonare la batteria, mi viene naturale essere mancino.

Nel momento di scegliere le superiori, volevi tanto fare il Conservatorio ma i tuoi genitori hanno preferito farti diventare geometra. Tu, imperterrito, hai però continuato a camminare sulla strada della musica, prima come fonico e poi come cantante e bassista. Ci vuoi raccontare com'è andato il tuo primissimo concerto con la tua band e con il tuo nuovo basso appena regalato da mamma e papà?

Erano i tempi degli oratori. Io seguivo degli amici che avevano una band ed ero molto affascinato da quel mondo.
Decisi di unirmi a un gruppo di ragazzi che cercava un cantante, ma poi ho fatto cambio con il bassista. Il basso è uno strumento che mi ha sempre attratto anche perché, avendo studi di chitarra classica, il modo di suonare si avvicina parecchio.
Nel giorno del primissimo concerto con questa band, i Free Spirits, i miei genitori mi regalarono un basso elettrico! Fu il primo e ultimo concerto di quella band e quindi mi ritrovai solo con il mio basso.

Nel 2006 inizi a suonare in una tribute-band di Ligabue. Nel tempo hai poi cambiato gruppo, ma non il tributo, sempre fedele al cantautore di Correggio. Suoni ancora, infatti, nel TempodaLiga, gruppo di Crema con il quale ti esibisci in vari locali lombardi. Cosa ti piace maggiormente di queste serate?

L'amore per Ligabue è nato ai tempi dei suoi primi album. Ho avuto l'occasione di riprendere a suonare il basso, dopo l'esperienza di quel famoso unico concerto di cui ti parlavo, proprio con una cover band di Ligabue.
Sono cambiate tantissime formazioni dal 2006 al 2014, fino a che mi sono fermato perché ero saturo. Nel 2019 mi chiamano i TempodaLiga e accetto il posto di bassista.
Durante queste sere prevale il mio estro come musicista e lo stare a contatto con tanta gente nuova, che condivide con noi la passione per Ligabue. È questo ciò che mi piace maggiormente.

Nel 2015 scegli la carriera solistica e inizi a scrivere tuoi pezzi. Per quale motivo hai deciso un giorno di percorrere questa nuova avventura musicale?

Perché era tanto tempo che scrivevo testi. Non li avevo mai fatti leggere a nessuno. Era arrivato il tempo di dargli un vestito musicale e portarli alla luce del sole. Mi sentivo pronto!

Come mai la scelta di mantenere solo il cognome quale tuo distintivo artistico?

Se lo impari, non te lo dimentichi più !!! Sai che tante persone non pensano che sia il mio cognome?

Nel 2016 esce il primo album: La mia realtà. Arrangiato da Riky Anelli, si compone di cinque brani e quello che dà il titolo all'album ti è stato "regalato" proprio da lui. Ci descrivi la caratteristica di questo tuo lavoro?

Rock! Fottutamente rock! Penso che questa sia la caratteristica delle tracce, oltre che a essere un album molto personale perché tutte le canzoni parlano di me o di qualcosa che ho vissuto.
La mia realtà è una canzone che Riky ha deciso di donarmi perché pensava fosse adatta a me. Non nascondo che sia uno dei pezzi che più mi diverte suonare.

Nel tempo, dal genere rock sei passato al pop. A questo punto hai iniziato a collaborare con il produttore Andrea Ravasio. Come mai questo cambiamento netto?

Sentivo la necessità di cambiare, di restare al passo con i tempi e trovare una mia dimensione. Andrea è la persona perfetta per me. Io lo chiamo "Il re del pop bergamasco" perché è in grado di capirmi e soprattutto di trovare sonorità che mi piacciono molto!

Nel 2018 scrivi Eccomi qua con l'etichetta Nuvole e Sole, che tenterà anche la selezione di Sanremo giovani. Nel video possiamo osservare una ballerina che, esattamente con lo stesso vestito (particolare che mi ha incuriosito non poco), ritroveremo anche in Portami. Come mai questa scelta?

In realtà trovi la stessa ballerina anche in Ossessione, brano del mio primo album. Lei si chiama Flavia Montanelli ed è bergamasca, mentre in Portami fa un passo a due con il bresciano Manuel Caprioli.
Ho fatto questa scelta perché volevo dare un filo conduttore ai videoclip e alle due canzoni che sono un po' l'inizio e la fine di un percorso.

Hai scritto anche pezzi per altri artisti. Che effetto fa sentirli cantati da un'altra voce?

All'inizio è molto molto strano. Sono un po' geloso dei miei testi, sinceramente, però è anche bello mettersi nei panni di un'altra persona per descrivere le sue emozioni e poi sentirla cantare.

Se ti nomino Freud, tu mi dici…?

Roccia! È la prima collaborazione della mia vita ed è stato per me un ottimo esperimento sotto tantissimi punti di vista.

E' appena uscito L'ultima volta, nuovo singolo firmato per Red Owl Records di Savona. Di cosa parla?

Descrivo la quasi fine di un amore con una riapertura speranzosa, dichiarando apertamente i miei sentimenti.
"Perché l'amore non è per tutti, allora vivi quel momento li" è una delle tante frasi chiave del brano, dove viene esaltata l'importanza dell'amore vero, quello che non tutti si possono permettere.
Le influenze esterne, cioè le persone o gli stessi Social Network, possono rovinare un rapporto. Basta a volte guardarsi negli occhi per riscoprirsi.

Progetti imminenti?

Sto lavorando ad altri brani nuovi e sto chiudendo accordi per suonare live. Questi sono i miei grandi obiettivi, oltre a voler fare un concerto tutto mio di soli inediti per festeggiare i miei vent'anni di carriera.

Passiamo alle "Bergamodomande"
Durante il Covid hai creato il video di Reset coinvolgendo cento persone che dovevano cantare in playback ciò che in realtà cantavi tu. Erano tutte bergamasche?

No, erano sparse per l'Italia ed è stato anche questo il bello del progetto!
Per me è stato un vero godimento vedere tutte quelle persone partecipare!

Mi hai raccontato di essere malato di collezionismo. In particolare adori le maglie strane. Hai mai pensato di disegnarne una che si rifaccia a Bergamo?

Sì, a me piacciono tanto le scarpe Jordan, i Funko Pop e qualsiasi cosa particolare esista. Sono un appassionato di pallacanestro (ho giocato per ventiquattro anni in tante squadre bergamasche) e quindi il collezionismo riguarda principalmente quel campo. Mi piacerebbe fare una linea di maglie tutta mia, legata magari alla realtà artistica musicale, però mi hai dato uno spunto sul quale rifletterò: farne una che si rifaccia a Bergamo.

Un'espressione bergamasca che proprio non riesci a schiodarti dalla testa?

Pota, figa!

Grazie Fabio! ☺
Grazie mille per la bellissima chiacchierata. Grazie ai lettori e a chi mi supporta sempre! Speriamo di vederci presto in giro e, se passate per qualche mio concerto, fatemelo sapere!



Ph. Credits: Danilo Scaccabarossi

Per conoscere tutto su Scaccabarossi, potete andare su:

Instagram: @scaccabarossi.music
Spotify: Scaccabarossi
You Tube: Scaccabarossi
…o contattarlo su:
Mail: fabio@dasweb.it

Intervista fatta da Arianna Trusgnach per Chèi de Bèrghem
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