Intervista all'anonimo cantautore orobico punk-folk
Piccoli Bigfoot: un nome che è tutto un programma! Nasce dal fatto che non sei peloso? :))))
Certamente!!! Volevo aggiungere del pelo alla mia natura glabra, rendere la mia immagine più fantascientifica possibile, come se fossi una sorta di Neanderthal moderno, e far uscire il lato selvatico attraverso l'immagine che si crea attorno alla mia musica.
Tu sei indubbiamente un artista molto "artistico" (perdonami la cacofonia voluta), a cominciare dal fatto che ti esibisci indossando una maschera da Bigfoot. Perché questa tua scelta?
Volevo creare un personaggio che si distaccasse dal suo creatore, che iniziasse ad avere una propria vita, una propria storia e una propria dimensione tra la realtà e la fantasia.
Poi, dato che la mia identità è (quasi) segreta, creare un velo di mistero attorno a un progetto è sempre stimolante. È un punto di partenza per poter scrivere delle storie fantastiche e giocare con il personaggio, che potrebbe essere il mio alter ego.
Alla fine, però, ciò che conta veramente è solo lei: LA MUSICA.
Mi dicevi che il tuo è un progetto cantautorale, al quale però chiunque può aderire diventando un Bigfoot e avere l'onore di suonare con te indossando il tuo stesso tipo di maschera, rigorosamente da te adattata per le esigenze dello strumentista. Insomma: fai da parrucchiere, da "incollatore", da "taglierino" :))). Per esempio accorci i peli superflui sulla bocca della tua maschera perché, altrimenti, te ne mangeresti qualcuno mentre canti oppure allarghi l'imboccatura per il sassofonista in modo che sia per lui più agevole.
Metaforicamente parlando, ti definisci l'architetto di questa "casa" (il progetto Bigfoot) e pian piano la stai costruendo quasi fosse un Lego. Come ti senti ad aver iniziato un'avventura così bella e importante (tra l'altro giovane, essendo partita appena nel 2019), ma già ricca di soddisfazioni? E, soprattutto, cosa ti ha spinto a intraprenderla?
Avevo voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, di strano e stravagante. Allora ho iniziato ad "architettare" questa nuova realtà antropomorfa.
Più che architetto di una casa mi sento architetto di una caverna: arredo e decoro questo "rifugio atomico", con musicisti animaleschi di ogni tipo che abbiano voglia di suonare, in primis, sposandone la causa, dando colore, sfumature e personalità a questo "luogo magico". Il progetto nasce cantautorale, perché scrivo e canto le mie canzoni, ma è aperto a chiunque.
Il risultato finale è la creazione di un'identità collettiva, in cui chiunque ci si può riconoscere, perché in fin dei conti siamo tutti uguali, anche se con caratteristiche diverse.
Fino a oggi, dal vivo, hanno suonato:
- Paolino Bigfoot alla batteria
- Come Bigfoot al basso
- Leo Bigfoot al Sax
- Duca Bigfoot al flauto a traverso
- Juan Carlos Bigfoot all'armonica
Esci da un passato di bassista in vari gruppi Punk della bergamasca, sei mandolinista, sul palco suoni la chitarra e stai studiando anche pianoforte. Che cosa significa per te la musica?
Vengo da una famiglia in cui non ha mai suonato nessuno, ma avevamo un pianoforte scordato in casa. All'età di undici anni ho iniziato a studiare per dare un senso a quella specie di mobile affascinante abbandonato a se stesso nel salotto di casa. Ma non potevo esercitarmi perché davo fastidio a mia sorella che studiava. Allora pigiavo dei tasti immaginari sul tavolo della cucina. Alla fine ho abbandonato il pianoforte, ho scoperto il punk rock ed ho iniziato a suonare il basso per fare più casino possibile nel solaio di casa con i miei amici. Ora sono andato a vivere da solo, mi sono portato dietro il pianoforte e ho ricominciato il corso. Praticamente è tutta la vita che vivo con lui (il pianoforte).
La chitarra la suono, da sempre, da autodidatta ed è lo strumento con cui ho scritto la maggior parte dei pezzi.
La musica è tutto: ribellione, spensieratezza, riflessione. Senza musica non esisterebbe gran parte della bellezza dell'umanità.
Il genere dei tuoi pezzi è una commistione tra un'attitudine tendente al Punk e un folk stile country. Oserei dire un connubio piuttosto originale. Forse è proprio questo che ha colpito i Tre allegri ragazzi morti a volerti sul palco nell'apertura di un loro concerto tre anni fa?
In realtà i miei pezzi, all'epoca, non erano ancora usciti. "Piccoli Bigfoot" era un neonato progetto, con cui avevo fatto un solo concerto.
I Tre allegri ragazzi morti, proprio attorno a quel periodo, annunciarono il TalenTarm, un contest rivolto a band e solisti emergenti, in cui davano l'opportunità di aprire un loro concerto nelle date del Sindacato dei Sogni tour. Bisognava semplicemente reinterpretare tre loro canzoni, postare i video su Instagram con l'hashtag #talentarm e sperare in una chiamata.
Decisi subito di partecipare. Mi precipitai nel pollaio senza tetto dietro casa e suonai tre loro pezzi: chitarra e voce, così come venivano… venivano.
Postai questi tre video con la dicitura "In isolamento dal carcere di legno di massima sicurezza #piccolibigfootlibero". Quattro giorni prima del loro concerto, sold-out da mesi, alla Latteria Molloy di Brescia, mi scrissero se volevo "aprirli".
Rimasi paralizzato tutta la sera a guardare il piatto di pasta al pomodoro.
Non so perché mi scelsero. Probabilmente perché volevano liberare quello strano mostro imprigionato in quella specie di carcere di legno.
E così fu. Alla Latteria feci la prima canzone non amplificata partendo con la mia chitarra dal piano superiore del locale e, passando tra la gente suonando, quasi come a celebrare la libertà del bigfoot. Poi salii sul palco e da lì fu tutto in ascesa. Suonai anche pezzi miei. Alla fine salirono anche dei miei amici bigfoot a fare i cori. Fu un'esperienza strabiliante!
Hai suonato in vari locali orobici come l'Edonè e l'Inkclub, ma hai anche oltrepassato i confini bergamaschi suonando in provincia di Brescia e sei arrivato secondo al concorso "Nuovi suoni live". Quanta adrenalina ti dà il palco e quanto pensi che la maschera pelosa ti aiuti ad affrontare il pubblico?
Prima di salire sul palco sono sempre tesissimo. Lo ero anche prima di diventare un Bigfoot. Negli anni mi sono accorto che più sono teso e più il concerto va bene.
Questa tensione poi esplode appena parte la prima nota della prima canzone e da lì inizia lo spasso. Comincio a sentirmi immortale e che niente mi distruggerà. Probabilmente grazie, come dici tu, all'adrenalina.
Durante i live la maschera diventa talmente un tutt'uno con la mia faccia che quasi mi scordo d'averla. Quindi, con o senza, in fin dei conti, non cambia.
Speriamo di cavalcare altri palchi al di fuori della Lombardia, anche se in questo periodo non è facile trovare date.
Durante il Lockdown hai partecipato a un'iniziativa lodevole per aiutare l'ospedale Papa Giovanni a una raccolta fondi. Insieme ad altri artisti bergamaschi e non, hai prestato la tua voce in una compilation poi pubblicata su Bandcamp e hai cantato in due concerti online sempre per il medesimo scopo. Quanto ha influito sulla tua vena artistica questo periodo di chiusura forzata?
Moltissimo!!! Durante quel tragico periodo, come molte altre persone, mi sentivo inutile. Volevo fare assolutamente qualcosa per dare il mio contributo e il mio aiuto. Allora, oltre a fare delle dirette per vari progetti di beneficienza, mi sono unito a un gruppo di volontari della zona per consegnare la spesa nelle case. Eravamo una cinquantina di persone tutte diverse tra loro, ma con un solo obiettivo: aiutare la comunità a superare questi momenti drammatici, sempre con il sorriso. Proprio in quel periodo scrissi e registrai, quasi di getto, la prima versione casalinga de La più bella che c'è, che fotografa proprio quei momenti assurdi ed è dedicata a tutte le persone che hanno lottato in prima linea. Con questa canzone partecipai alla compilation di beneficienza, ideata dal mio amico Logan Laugelli, per l'ospedale Papa Giovanni XXIII, Bergamo Underground - contro la pandemia. Parteciparono un sacco di solisti e band della zona ed è ancora disponibile su Bandcamp.
Finito il primo Lockdown, andai in studio per registrarla decentemente.
Adesso La più bella che c'è chiude il tuo primo album: Tra Bergamo ed il Far West.
E' uscito a giugno e comprende cinque brani dai testi piuttosto impegnati. Hai mai pensato, invece, di comporre un pezzo ironico, tu che sei molto simpatico?
Grazie per il simpatico :)))
Quando inizio a scrivere un pezzo nuovo, non so mai come finirà. Non so se è un bene o un male. Ma è così. Non ho sicuramente delle regole ben precise. Delle volte mi ritrovo a chiudere dei pezzi nel caos più totale. Quindi tutto è possibile, anche un pezzo ironico.
Bollono progetti a breve termine tra i peli "anonimi" di Piccoli Bigfoot? :))))
Oltre a portare dal vivo il più possibile Tra Bergamo ed il Far West, da solo e con la band, sto iniziando a registrare in casa dei provini per il prossimo album.
Sto scrivendo anche dei pezzi per un futuro concept album dove tutto gira attorno a "Le leggende del Bigfoot" e mi piacerebbe allegare anche un libretto illustrato. Poi chissà, magari anche un concerto teatrale...
Insomma bollono in pentola tante, tante, tante, troppe cose!
Veniamo alle "Bergamodomande".
Mi piacerebbe tanto che aprissi a noi la tua vena ispiratrice e dipingessi Bergamo come fosse una poesia.
Ci provo.
Il titolo è:
BOOM BOOM BIGGI
Bergamo di Su
Bergamo di Giù
Bergamo di Destra
Bergamo di Sinistra
Dalle Orobie alla bassa
È una discesa e una salita
È un muro e una partita
È un parcheggio in mezzo all'arte
È un gioco di carte
È la logistica tra le cascine
È un inizio e una fine
È un contadino tra i capannoni
Bergamo… e le sue contraddizioni.
È cibo e lavoro
tradizione e decoro
È famiglia e vinello
camino e casoncello.
È un canto alpino
È un vecchio e un bambino
È una montagna illuminata
da una strada circondata
per accogliere chiunque
tra famiglia e pregiudizi
con i suoi pregi e suoi vizi.
Un po' felice e un po' triste:
Bergamo… resiste.
Ma è fantastica! Lo sai che mi hai emozionato? Grazie davvero a nome di tutti i bergamaschi!
Visto che hai l'anima punk, quali gruppi orobici che suonano questo genere mi consiglieresti di andare ad ascoltare a un concerto?
I Crancy Crock, i padrini del punk rock bergamasco.
I Colpi, altra band punk rock fighissima.
Pau Amma: fanno un pop psichedelico strabiliante.
Claudia Buzzetti & Hootenanny: suonano un bellissimo country folk.
Carlo Pinchetti e Logan Laugelli, due cantautori rodati e strafighissimi.
The Dopplers e i 3 Metri sotto il Kilt, due band punk folk demenziali carinissime e coccolosissime...
E poi molti, molti altri…
Un tuo pezzo si intitola Se se se. E "se" ti chiedessi in quale paese della bergamasca ti piacerebbe andare a vivere e perché? P.s. Va bene anche un bosco! Ahahahah!!!
Mi piacerebbe vivere tra il fiume e il bosco, tra i monti e il lago, Tra Bergamo ed il Far West..
Praticamente dove sono adesso.
Grazie per l'intervista, Mmmmmm*!
*Mmmmmm equivale al tuo nome, che io so ma non rivelerò mai a nessuno!:)))
Ecco lo spazio per promuoverti artisticamente :
Mail: piccoli.bigfoot@gmail.com
Instagram: https://www.instagram.com/piccoli.bigfoot/
Facebook: https://www.facebook.com/piccolibigfoot/
Youtube, Spotify e soci: https://linktr.ee/piccolibigfoot
Intervista fatta da Arianna Trusgnach per Chèi de Bèrghem
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