L'entusiasmo del giovane cantautore di Locatello che si racconta al Chèi de Bèrghem
Teo, hai solo ventiquattro anni ma nella tua vita hai già fatto un sacco di esperienze musicali importanti. Qual è il tuo grande sogno?
In realtà ho tanti sogni, ma ne ho uno in particolare a cui ci tengo molto. Non lo rivelo per scaramanzia… si sa mai che mi capiti veramente l'occasione un giorno! :-)
Da piccolino sentivi tua sorella maggiore studiare canto e ne eri talmente affascinato che non solo la ascoltavi, ma desideravi sempre accompagnarla ai concorsi canori. Anche tu decidi così di dedicarti alla musica studiando per otto anni pianoforte, suonando in banda la batteria e prendendo lezioni di canto. Questo ti porterà, in terza liceo, a essere scelto come cantante protagonista del musical Pinocchio prodotto dal laboratorio teatrale della tua scuola. La sera della prima a Città Alta c'è anche Roby Facchinetti ad assistere. Non oso immaginare come ti sia sentito! Dai…spara!
Mi tremavano continuamente le gambe. Me lo ricordo come se fosse adesso. Non solo per la presenza di Roby, ma anche perché era il mio "debutto" nel mondo del teatro, in uno spettacolo della durata di due ore. Ero tanto emozionato, ma percepivo anche l'energia positiva che mi trasmettevano i miei compagni. Sentivo che era stata riposta in me un'enorme fiducia e a questa fiducia volevo rimanere fedele. E sai come? Dando il meglio di me. Solo così sono riuscito a trasformare la mia agitazione in adrenalina, carica e grinta.
Due anni dopo entri a far parte della compagnia teatrale Teatro Sì di Città Alta. Questa esperienza ti prende talmente che decidi di provare a entrare nell'Accademia dello spettacolo di Torino. Passi fra i primi dodici candidati e inizi una nuova avventura, fatta di tre anni molto intensi e scanditi da ritmi veramente serrati. Vivrai anche esperienze estremamente emozionanti, come recitare da co-protagonista nello spettacolo I Musicanti di Brema davanti a Papa Francesco in Sala Nervi a Roma, trasmesso in diretta Sky. Ci racconti cos'hai studiato e cosa ti ha dato a livello professionale questa scuola?
In Accademia ho avuto la possibilità di studiare e di confrontarmi con grandi professionisti che lavorano da anni nel mondo dello spettacolo. Stare di fronte a una camera anzichè davanti a una platea non è così facile, anche se potrebbe sembrarlo. L'arte va affinata e indirizzata, come ogni cosa. E l'Accademia mi ha dato proprio l'opportunità di crescere in questo, dandomi le armi necessarie per affrontare il mondo dello spettacolo come professionista.
In tutto questo periodo comunque non hai mai lasciato la tua passione per il canto. Nel 2017 formi, infatti, i Freefall, con i quali inizierai a fare serate in provincia di Bergamo e arriverai ad aprire anche un concerto della Tribute Band dei Modà, in cui suonavano proprio il bassista e il chitarrista dei Modà stessi. Nel 2020 tocca affrontare lo scioglimento del gruppo e la pandemia. Questo periodo ti porterà a riflettere molto. Non ti arrendi e decidi che è arrivato il momento di scrivere pezzi tuoi. Ci racconti com'è nata Parto da me?
Parto da me è nata dalla pandemia, da un momento difficile che stavo attraversando, ma soprattutto da un'urgenza che avevo da tempo dentro di me di voler esprimere qualcosa di mio. Quando fai cover, è tutto bello: ti diverti, ti entusiasmi, ti metti in gioco, ma riproduci sempre pezzi di altri, anche se i brani che scegli dicono comunque qualcosa di te, perché in essi ti ritrovi.
A un certo punto della mia vita, però, ho sentito l'esigenza di voler comunicare quello che avevo dentro. Lo scorso anno sarei dovuto partire per l'Australia: sarebbe stata una ripartenza sia a livello umano sia a livello professionale. Avevo deciso di scrivere una lettera, per me, per la musica, per un pubblico ideale, a cui affidare le mie riflessioni, quasi fosse la fotografia di ciò che sentivo in quel momento. In quella lettera ho raccontato di cose che ho imparato e che ho capito, di quelle che ancora sono poco chiare, delle paure, dei miei mille dubbi, ma sempre mantenendo quella grinta e solarità che mi contraddistingue. La verità è che, talvolta, bisogna avere il coraggio di cambiare le cose, di buttarsi, anche se non si conoscono a pieno i rischi e le conseguenze, perché comunque ogni cambiamento porta sempre con sé risvolti positivi. Basta credere in se stessi.
Prima di cominciare a scrivere Parto da me mi sono chiesto da dove partire, di cosa parlare, cosa dire e, quando ho ripreso in mano la lettera che avevo scritto e che conservavo nel mio comodino, mi sono reso conto che era proprio da quei pensieri che avrei dovuto iniziare.
Il 16 dicembre 2022 è uscito il tuo secondo singolo: Emozioni di un viaggio. Anche questo brano, come gli altri che hai scritto e che presto potremo ascoltare, è stato ideato durante il lockdown. Si parla della tua necessità di "vivere" nonostante il periodo difficile. Si trattava, come mi dicevi, di un'accettazione non passiva di quel momento e della tua necessità di non rimanere inerme in un periodo che aveva inferto alla musica un duro colpo d'arresto. Che cosa volevi comunicare con Emozioni di un viaggio?
Sicuramente un messaggio di bellezza e di speranza, nel cercare di non perdere mai di vista le cose belle, soprattutto quando le situazioni non vanno come vorremmo noi e tutto ci sembra buio e difficile, proprio com'è stato durante la pandemia. Ho sperimentato sulla mia pelle questo momento, ma forse non perdere di vista quella piccola lucina in fondo al tunnel alla quale rimanere aggrappati e pensare che dietro le nuvole c'è sempre il sole ci aiuta a recuperare quella serenità che ci fa stare meglio dentro e fuori con e per noi stessi e con e per gli altri. Ricordo ancora che in quel periodo alternavo momenti di dolore a momenti di gioia, emozioni forti e contrastanti, pensieri tristi e riflessioni importanti, speranza e ottimismo. In fondo sono tutte cose che nel corso della vita "corrono, scorrono e qualche volta rallentano"… Quando le cose capitano, belle o brutte che siano, non resta che viverle.
Con i tuoi musicisti stai portando in tutta la provincia i tuoi pezzi, oltre che suonare anche cover che spaziano dagli anni '70 ai giorni nostri. La gente ti riporta spesso le emozioni suscitate dalle tue canzoni. Che effetto ti fa?
Pensare di arrivare al cuore della gente attraverso una canzone è qualcosa di meraviglioso: mi riempie il cuore, mi gratifica e mi dà la spinta a continuare sempre con maggiore impegno.
Ora sei occupato anche con i musical Romeo e Giulietta e Notre Dame de Paris con la compagnia Quelli di Carmen sia in provincia di Bergamo che a Milano. Per quest'ultimo spettacolo siete coadiuvati per la parte recitativa da Leonardo di Minno, attore del Notre Dame de Paris ufficiale. Cosa vorresti consigliare ai giovani che hanno voglia di intraprendere questa carriera?
Di non avere paura. Di buttarsi, di crederci, di impegnarsi, di non temere i sacrifici, perché alla fine ripagano.
Ora ti toccano le "Bergamodomande"!
So che parli in bergamasco con i nonni. Una frase che ti hanno sempre detto e che porti dentro di te come monito per andare sempre avanti inseguendo i tuoi desideri? (Ovviamente in bergamasch! ☺ )
Matteo, mòla mia, fà mia ‘l bambo e stà coi pì per tèra.
La cosa più bella che c'è nella tua Valle Imagna?
La mia famiglia, i bambini che seguo a scuola, la voglia di fare e le montagne.
Un tuo mito bergamasco?
Stefano Forcella, bassista dei Modà.
Grazie per aver speso un po' di tempo chiacchierando con me della tua musica!
Potete trovare Teo Carminati su:
Instagram: https://www.instagram.com/teocarminati_/
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Mail: teocarminati98@gmail.com
Intervista fatta da Arianna Trusgnach per Chèi de Bèrghem
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