Intervista a Riccardo Capelli, saxofonista fondatore della band bergamasca conosciuta in tutto il bel Paese e all'estero
"Ci vogliamo tutti bene, anche perché la nostra band è un collettivo: ognuno ha il suo ruolo e non c'è un vero capo. Ci soprannominiamo anche "le locuste", perché durante le tournée sperperiamo il cachet delle serate seduti al tavolo di qualche ristorante! Quello che avanza serve per andare in sala d'incisione! Ahahah!".
È così che descrivi il gruppo che hai fondato con alcuni amici nel lontano 1997. Il nome scelto ovviamente richiama il toponimo delle nostre montagne, che a sua volta deriva dal nome del popolo degli Orobi che qui vi abitavano. Come mai avete inglesizzato l'appellativo di questa popolazione preistorica? Sapevate a priori che sareste usciti dai confini italiani? :-)
Il "The" era d'obbligo: così usavano fare i gruppi giamaicani dei primi anni ‘60 (es. The Etiopians, The Kingston ecc.). Per quanto riguarda la domanda se sapessimo a priori che saremmo usciti dai confini italiani, ti dico che non avevamo aspettative. Lo facevamo solo perché ci piaceva suonare quella musica. Poi cinque fiati che sbuffano come un locomotore in corsa un ritmo ipnotico e un suono credibile hanno fatto il resto.
Siete conosciuti in tutto il nostro Paese come una tra le prime Ska Band italiane, assieme ai vostri conterranei Arpioni. Avete fatto anche parecchie tournée all'estero (a Parigi, in Germania, a Bratislava, in Slovenia, Croazia), ma la cosa bella è che, casualmente, hai scoperto un video su YouTube in cui un gruppo sudamericano annunciava che avrebbero suonato Under My Thumb dei Rolling Stones nella versione degli italiani The Orobians. Che colpo ti è venuto? :-) Ma la storia poi è proseguita?
Ovviamente non ce lo saremmo mai aspettati e ci ha fatto molto piacere che qualcuno utilizzasse un nostro arrangiamento come fonte di ispirazione e che, prima di suonarlo in un teatro gremito, ci citasse come autori dicendo: "Massimo rispetto a loro". Noi li abbiamo contattati, ringraziati e ovviamente stretto amicizia grazie al potere dei social.
A proposito di Sud America, grazie al web avete scoperto di essere molto apprezzati in Messico, tant'è che continuano a richiedere la vostra presenza. Assieme agli italiani Bluebeaters, qui avete avuto un brano tra i primi cinque in classifica nella programmazione delle trasmissioni radiofoniche dedicate al genere Ska. Cosa dici, ti piacerebbe coronare il sogno americano?
Certo, a noi piacerebbe un sacco poter andare a suonare in Messico, visto anche l'apprezzamento che riceviamo dai nostri fan di quella parte del mondo. Inoltre il movimento Rude Boy Skinnehad-SHARP è molto forte e la musica SKA è seguitissima da quelle parti: ci sono una serie di band molto ascoltate che danno vita a un mercato discografico vivo e frizzante.
Ma torniamo indietro nel tempo. Un flashback che ricorda la vostra storia dagli inizi. Originariamente siete partiti con una formazione molto particolare: cinque fiati (sax baritono, sax tenore, tromba, trombone, flicorno baritono), contrabbasso, batteria e pianoforte. Non essendoci un cantante, i pezzi erano prevalentemente strumentali. Il vostro suono, come tu lo hai definito, grezzo ma molto attendibile vi ha permesso di confezionare un repertorio di brani tradizionali e temi da film arrangiati in chiave giamaicana. A un certo punto decidi di spedire un demo all'etichetta indipendente romana Gridalo Forte Records e due giorni dopo ricevete la telefonata del produttore, in cui vi dice di prepararvi immediatamente a registrare un disco. Hai ancora in mente le emozioni di quel momento?
Conoscevo Davide della "Gridalo Forte" e sapevo che avrebbe apprezzato quel suono. È stato così che nel giro di pochi mesi ci siamo trovati a Roma nello studio del Maestro Piero Umilani, uno studio di registrazione per il doppiaggio dei film, con un' acustica pazzesca. Sono stati quattro giorni di fuoco, chiusi in sala assieme per registrare tutti in presa diretta, vivendo a stretto contatto giorno e notte e rinfrancando sempre di più il nostro legame di amicizia. Io vivevo incollato al banco di registrazione respirando ogni momento. Certe cose non si possono dimenticare.
Il vostro primo album riceve una serie di critiche positive su riviste specializzate del settore e questo vi permette di finire sul Palco dell'Extrafesta di Radio Popolare. Su questo canale radio, per un mese intero, siete primi in classifica con il vostro arrangiamento di Christine Keeler, divenuta anche la sigla della trasmissione di Rai 3 Verba volant. E non è finita: la vostra versione di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e Guaglione saranno utilizzate come sigle di Caterpillar (Rai Radio 2). Quando si raggiungono "situazioni" così inaspettate, che cosa si racconta all'interno del vostro gruppo?
Non essendoci grosse Major che mettessero soldi o spingessero, tutto nasceva dal fatto di aver azzeccato artisticamente brani, musica e il suono giusto. È come un' istantanea: la foto fatta in un atto irripetibile. Poi si cerca di cavalcare l'onda finché questa ti porta avanti. Abbiamo passato dei momenti bellissimi e molte soddisfazioni sono arrivate: aprire le date italiane degli inglesi Trojans e dei nostri padri ispiratori, gli Skatalites. Sono state le ricompense del nostro lavoro. Poi, a quei tempi, nessun social faceva da vetrina. Forse oggi avremmo avuto qualche chance in più.
Una decina di dischi sulle spalle, ognuno contrassegnato da un colore diverso di copertina (l'azzurro, il giallo, il nero, il rosso ecc.). Come mai questa particolare scelta grafica?
Essendo indipendenti, abbiamo sempre scelto e studiato tutto, dalle foto alle grafiche, il tipo di studio e il sistema da usare per le registrazioni, i brani ecc. Nulla è arrivato per caso: ci siamo sempre comportati come una band di professionisti.
A un certo punto venite contattati per aprire il concerto di Manu Chao. Bello l'aneddoto in cui mi hai raccontato di esserti avvicinato a lui per chiedergli l'autografo sul tuo pass. Lui ti guarda e dice: "Ma io ti conosco! Sei il saxofonista di Tonino Carotone!" Che cosa hai pensato in quel momento? :-)
Personalmente sono rimasto a bocca aperta. Lui, un grande musicista e una figura carismatica dei movimenti delle controculture antagoniste, riconosce me, che per vivere facevo il musicista part-time e che per mangiare ho sempre dovuto fare un altro lavoro. Mi ha immediatamente confermato la grande persona che è e mi ha trasmesso la sua umiltà come uomo.
Quando anche il cantante entra a far parte del vostro gruppo, si allarga lo specchio dei brani e inserite nella band sia l'organo sia il basso elettrico. Pian piano dallo Ska passate anche al Rocksteady (un po' più tranquillo), seguendo le mode musicali giamaicane ma senza tralasciare il Reggae. Nel 2000, inoltre, decidete di diventare associazione culturale senza scopo di lucro per la diffusione proprio della musica giamaicana. Che cosa vi affascina in particolar modo di questo genere?
La semplicità che trasmette nel far muovere il corpo e tutta la difficoltà che serve per creare il Groove giusto e per suonarla basta per renderti dipendente come fosse un contagio… Ah, ah, ah! Inoltre, per storie personali e formazione, parecchi di noi si sono approcciati a questo genere arrivando dai movimenti giovanili, come il Modernismo, il movimento MooD, i Rude Boy e Skinhead-Sharp, ancora molto presenti in quegli anni '80, quando noi eravamo dei ragazzi.
Naturalmente tra i brani da voi incisi ci sono anche degli inediti. Alcuni sono stati scritti per un programma radiofonico condotto da Platinette e si possono ascoltare nell'album COME AND PARTY WITH THE OROBIANS - Anniversary ALBUM, prodotto dall'etichetta tedesca Butcher Records. Avete in pentola qualche nuovo disco sorpresa?
Noi abbiamo sempre un sacco di roba in pentola :-) , ma purtroppo di questi tempi siamo messi male col conto in banca. Ahahahah!
Ci vuoi presentare tutti i componenti del gruppo, perché anche loro abbiano il loro giusto momento di gloria giornalistica? :-) Se vuoi anche dirci una loro simpatica caratteristica, evitiamo un elenco asettico e lo rimpolpiamo di originalità! :-)
Basso: vicepresidente con delega Mr. Gabry Gabriele Cortinovis, Conte da Cortenuova
Batteria: Bunny Stefano Marciali
Chitarra: Rudy, alias Rudi Corbetta.
Tastiere: Roby, Roberto Ambrosioni (Citazione da TNT:il bello della Banda)
Sax Contralto: Beppe Giuseppe Generoso, di nome e di fatto
Sax Tenore: Erik Cotechigno III Buffet Erik Senese Peverelli da Stezzano.
Sax Baritono: Rico, Riccardo Capelli, The President
Tromba: Maestro Vladimir Ivanovic Bosiovschi, Stefano Bosio
Voce: Mr.Hutman Ugo Crescini, The man.
E ora ti toccano le ormai consuete "Bergamodomande"
Ma The Orobians sono mai andati tutti insieme sulle Orobie a camminare?
Alcuni sono appassionati di alpinismo, altri prediligono la vela sui nostri laghi, qualcuno solo il pedalò.
Visto che siete famelici, qual è il piatto orobico di cui avete sempre fatto non il bis, ma il tris? :-)
Come hai visto dai soprannomi, il cotechino in forma di Strinù è sempre il più apprezzato. Erik ne ha mangiati sei di fila. :-)
Qual è la realtà musicale che amate di più della bergamasca (intendo un artista o un locale o una manifestazione) ?
Beh, domanda molto difficile. A Bergamo ci sono un sacco di musicisti validi sia nell'ambito classico sia come jazzisti, realtà Punk del passato, musicisti emergenti. Molto spesso, come accade anche a noi, sono più conosciuti oltre i confini che nella propria terra.
Grazie per avermi concesso il tuo prezioso tempo!
Potete trovare The Orobians su:
FACEBOOK: The Orobians
INSTAGRAM: The Orobians
SPOTIFY: The Orobians
I TUNES: The Orobians
YOUTUBE: The Orobians
MAIL: info@theorobians.com
WEB SITE: www.theorobians.com
Articolo scritto da Arianna Trusgnach per Chèi de Bèrghem
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