Viaggio musicale nella vita artistica del rapper di Stezzano
Domanda ovvia e scontata :-)... Qual è l'origine del tuo nome d'arte?
Il mio nome nasce alle scuole medie. Un giorno una mia compagna di classe mi chiamò BIG e subito dopo un altro compagno CIO. Mi piacque fin da subito anche perché, da allora, tutti mi chiamano così. Non l'ho mai cambiato.
Noto peperoncini ovunque quando si parla di Big Cio. Qual è il suo significato più recondito?
Sono sempre stato affascinato dal rap e dai metodi di scrittura di questo genere.
Ho iniziato da piccolo ad appassionarmi a questo tipo di musica e mi ricordo che ascoltavo molto 50cent.
Prendendo spunto da questa reference, mi dissi: - Cavolo, voglio farlo anch'io!
Quindi iniziai a scrivere in modo street. Anche le parole lo erano, nonostante le storie che raccontavo cantando non erano effettivamente il mio vissuto.
Il peperoncino significa maturazione, sia nei testi che in me come persona. Ho smesso di scrivere in modo street e ho dato più spazio alla creatività per cercare qualcosa di nuovo e raccontare storie in chiave diversa. Crescendo ho dato più valore alla mia musica. Non volevo cadere nella banalità e ho capito che raccontare cose che non ho vissuto o non ho visto realmente non mi avrebbe portato a nulla. La musica prende quando trasmette cose belle ma, se è finta, sei finto anche tu e tutti lo percepiscono. Perciò adesso e in futuro punto soprattutto a scrivere canzoni che hanno un significato e che possano farmi stare bene. E chissà… magari faranno stare bene anche altre persone.
Detto ciò, posso dire che i miei testi PICCANO, non PICCHIANO! :-)
Mi raccontavi che, quando andavi alle Superiori, hai "bigiato" per due mesi consecutivi la scuola per andare a sentire in Piazza Dante, a Città Bassa, un collettivo di ragazzi che organizzavano freestyle. Che cosa ti ha portato a fare una scelta così forte?
Spaccavano! Mi piaceva un sacco il contesto, l'amore per le rime che si percepiva e capii che non ero l'unico a provarlo, ma un sacco di persone!
Hai sempre scritto testi e melodie fin da quando eri piccolo. Poi ti sei detto che era giunto il momento di tentare la grande strada e hai cominciato a girare per vari studi discografici in avanscoperta, finché non hai trovato Francesco James Dini dello Studio 1901 di Alzano. Così sono uscite le tue prime pubblicazioni. Che cosa è scattato in te per dire: "Sì, questo è il mio studio!"?
Ho pensato che James fosse la persona giusta, che potesse dare del vero valore a quello che faccio. Direi che con i primi due pezzi ci è riuscito. Siamo entrati subito in sintonia. Lui ha capito me e l'obiettivo che avevo in testa. Mi sta dando una mano in tutti gli aspetti e mi ha fatto conoscere i ragazzi del mio staff: Paolo Regazzoni, il mio manager, 2.40 Production, che si occupa della parte video, Umberto Da Re, fotografo, e tanti altri.
E' stato creato un team in pochissimo tempo (cosa che non mi era mai successa) e quindi ho capito che era il posto giusto al momento giusto.
Il tuo timbro vocale è molto particolare. Te l'hanno mai detto? Ti avviso che è una domanda per invogliare i "Bèrghem…lettori" ad ascoltarti! :-)
Sì, me l'hanno detto. Punto a fare qualcosa di unico anche grazie alla mia voce.
Mi ripetono spesso che la mia voce "normale" (cioè quando parlo) non è uguale a quella di quando canto. Beh, quasi a tutti rispondo:- Altrimenti il piccante dove sarebbe?
Il primo pezzo a essere pubblicato è stato Per salire più su. Mi è piaciuta molto la storia che ci sta dietro. Ce la racconti?
L'ho scritta dopo una giornata in montagna con amici.
A quei tempi ero paffutello e tutto mi sarei aspettato tranne che farmi una super gita in montagna di quattro/cinque ore per arrivare al rifugio.
Quel giorno, nonostante dubitassi fortemente di non farcela, riuscii a salire e ad arrivare in cima. Ero molto contento e stupito di me stesso! Una super scarica di emozioni che, appunto, il giorno dopo mi ha portato a scrivere il pezzo.
Il tuo secondo pezzo è Non lo sai. Dovessi compararlo con Per salire più su, quali sono i punti in comune e quali le sostanziali differenze?
Beh, penso che Non lo sai abbia un testo più maturo rispetto a Per salire più su, anche perché le ho scritte in due momenti diversi della mia vita. Non lo sai è nata perché stavo iniziando a capire che da solo non potevo farcela. Avevo bisogno di un team di persone che avrebbero prestato il loro tempo al mio progetto e, una volta creato, il pezzo mi è uscito in modo naturale. L'ho scritto subito dopo aver conosciuto tutti i ragazzi e dopo aver capito come funziona il mondo social in generale. Non so tutto: c'è sempre da imparare, però piano piano scopro cose che prima ignoravo completamente.
A distanza di quasi un anno è uscito da poco Distanti (scusa la cacofonia!). Di cosa parla?
Distanti è uno sfogo personale. Anche questo pezzo mi è uscito in modo molto naturale e, rima dopo rima, ho capito che stavo creando un bel mood. Racconto di me, di quello che provavo quando la scrissi.
Ti sei esibito al Polaresco, al Pacì Paciana, al Dieci 10, per citare solo alcuni locali a tutti noi noti. Ora stai preparando il live estivo sperando nella ripresa del settore e hai creato una band di tutto rispetto. Che effetto ti fa cantare accompagnato da un gruppo così?
È un' esperienza nuova che non avevo mai provato. Sono contentissimo di quello che stiamo facendo insieme e non vedo l'ora di creare da zero dei pezzi con loro.
Si impara sempre stando in compagnia, soprattutto con dei musicisti. Scopro sempre cose nuove che prima ignoravo ed è per questo che sono contento.
Ci tengo a presentarli per nome: Marco Torri alla batteria, Marco Tiraboschi al basso e Alberto Orsi alla chitarra.
Hai in programma la pubblicazione di una raccolta dei tuoi pezzi?
Ci sto pensando, ma niente di sicuro. Per il momento esco con i singoli.
E ora le " Bergamodomande".
Mi hai raccontato che quotidianamente ti rechi a piedi a Città Alta. C'è qualche particolare nascosto che un giorno hai scoperto per caso e ti ha particolarmente colpito?
Vado spesso a Città Alta ad allenarmi e una cosa che mi ha sempre colpito molto è la tranquillità che si percepisce.
Dalle mura riesco a vedere quasi tutta Bergamo e mi dà una grande carica, mi emoziona!
Preferisci il dolce "Polenta e osèi" o la polenta polenta, quella vera e bella fumante?
Polenta taragna a vita! Ahah! Ti dico solo che, se mai un locale dovesse propormi di pagarmi in polenta, accetterei!
In quale piatto bergamasco ci aggiungeresti il "Big Cio peperoncino"? :-)
Renderei piu spicy i casoncelli! Ahah! Buonissimi!
Grazie per l'intervista!
Potete ascoltare Big Cio su Spotify, YouTube e su tutte le piattaforme digitali.
Seguitelo su Instagram e fategli sapere se vi piacciono le sue canzoni: BIG_CIO
Intervista fatta da Arianna Trusgnach per Chèi de Bèrghem
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