La passionalità vocale di Manuel Epis. By Arianna Trusgnach

02 Maggio 2021 Artisti Commenti
Intervista al tenore della Val Seriana, ormai da anni sulla scena nazionale e internazionale

Manuel, quando ti sei avvicinato al mondo della musica?

Ho scoperto la musica durante gli anni delle scuole medie quando restai affascinato dai primi ascolti e dalla possibilità di suonare uno strumento. Gli anni successivi mi hanno visto frequente spettatore alle rassegne musicali delle quali la vita culturale bergamasca era molto ricca. È lì che ho ascoltato le prime arie. Poi, durante i primi anni di Università, mi sono avvicinato allo studio del violino grazie a un compagno di studi diplomato al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma.

Ti sei diplomato al Liceo artistico di Bergamo e in seguito hai studiato Architettura a Milano. Qual è il filo rosso che unisce i tuoi studi passati al teatro dell'Opera?

Ho avuto la fortuna di avere insegnamenti orientati all'interdisciplinarietà e per questo devo ringraziare l'ampiezza di vedute e di approccio dei miei professori del Liceo e dell'Università. Ho studiato disegno, fotografia, pittura e scultura, progettazione architettonica, restauro. Avevo anche pensato di iscrivermi al corso di scenografia all'Accademia di Belle Arti di Brera. Poi ha vinto Architettura al Politecnico. Ma ho sempre ritenuto il teatro d'opera un luogo magico, il punto più alto dell'incontro di queste discipline, ognuna delle quali ha linguaggi propri ma sa trovare nel dialogo con le altre arti, il proprio punto di sintesi più eloquente. In questa mia formazione ciò che mancava era la musica. Alla fine ha preso il sopravvento su tutto!

La tua carriera da tenore è iniziata nell‘Anghèlion Gospel Choir di Nembro. Qui hai avuto l ' occasione di cantare da solista un genere molto particolare. Cosa ti ha lasciato tecnicamente ed emotivamente questa esperienza?

È iniziato tutto per gioco, per passare qualche ora in compagnia di amici e conoscere nuova gente. Il profondo senso di comunità e di gruppo è uno degli aspetti più arricchenti di questa esperienza. Il canto gospel è, su tutti, il canto di un'anima che prega. La voce solista è portavoce di un messaggio di gioia e di speranza collettiva. E l'emotività, la spontaneità del canto, l'improvvisazione solistica sulle linee corali, tutto è, prima di tutto, espressione della Fede della comunità.

Sei poi passato allo studio e al perfezionamento nell'ambito del repertorio tardo rinascimentale e barocco. Mi ha incuriosito il fatto che tu ti sia specializzato sugli autori minori. Come mai questa scelta così particolare?

Perché permette di comprendere come i grandi linguaggi artistici e le novità portate avanti dai "grandi" autori vengono filtrati e diffusi in un tessuto socio-politico e culturale più minuto e restio ai cambiamenti, anche in contesti geograficamente lontani dalle grandi capitali della cultura. Lo studio della storia locale risulta importantissimo per comprendere questi rapporti e per disegnare le trame più piccole della diffusione del pensiero artistico. E questo vale per la musica così come per le altre forme d'arte.

Una cosa molto interessante è la ricerca musicale d'archivio che hai condotto alla Biblioteca Civica Angelo Maj di Bergamo. Ti sei imbattuto anche in autori orobici, come Giovanni Legrenzi di Clusone, dei quali hai trascritto alcune cantate in notazione moderna. Cos ' hai scoperto di interessante relativamente ai compositori di questa terra?

Ho scoperto che nella loro produzione artistica ci sono tutti gli stilemi che caratterizzano le grandi opere del periodo. Penso, nella musica, a Legrenzi ma anche, prima di lui, a Grandi, a Cavalli, a Cazzati - Maestro di Cappella in Santa Maria Maggiore - che hanno lasciato pagine bellissime - raccolte di cantate, duetti e trii - così come, nell'arte, ai Fantoni, ai Caniana, ai Fanzago, che nulla hanno da invidiare ai grandi nomi che si studiano sui libri di storia dell'arte a scuola.

Dopo una crisi artistica che ti ha portato a rinunciare anche a Festival rinomati, hai ripreso i tuoi studi e sei riuscito a vincere delle audizioni importantissime. Ti va di raccontarci, in particolare, cos'è successo il 26 maggio 2013, tu che sei così legato alla valenza e al significato dei numeri?

È successo che, a distanza di sette giorni l'una dall'altra, ho vinto due audizioni: al Teatro Ponchielli di Cremona per il Coro AsLiCo e a Piacenza, per il Coro del Teatro Municipale. Dopo tre anni di totale allontanamento dalla musica e una ripresa degli studi che mi vedeva affrontare per la prima volta il repertorio lirico, credimi, è stata una grande soddisfazione. Ancor più per tutto quello che ne è seguito e che mi ha cambiato letteralmente la vita! Sono un fatalista! Credo nell'impegno individuale ma anche ai giochi del destino, a una ruota che gira che ti riporta sempre a qualcosa che spetta esclusivamente a te fino al momento in cui la raccogli e la fai tua. In questo pensiero entra a pieno titolo anche la numerologia, i numeri che ritornano nelle date e negli avvenimenti della vita. Ogni cosa bella è legata al mio numero speciale, non può essere un caso!

Quando hai ricevuto la tua prima convocazione dopo l'idoneità alle audizioni di cui sopra, sei rimasto letteralmente folgorato dalla notizia che saresti stato diretto dal Maestro Riccardo Muti. Un'emozione non da poco! Ci parli di quell'indimenticabile momento?

È uno di quei momenti della vita che non dimenticherò mai! Ricordo che lessi quella e-mail senza grandi aspettative (del resto un lavoro già l'avevo), ma il calendario che mi era stato spedito richiedeva la mia disponibilità per numerosissimi impegni. Tra questi, oltre a un concerto per la Rai da registrare a Roncole di Busseto per il bicentenario verdiano e le opere per la stagione lirica di Piacenza e di Ravenna, c'era il concerto per Le vie dell'Amicizia del Ravenna Festival - che quell'anno si sarebbe tenuto a Mirandola, in Emilia Romagna - con l'orchestra Cherubini e la direzione del Maestro Muti. Il primo concerto della mia nuova vita! Ricordo che quel pomeriggio mi misi a camminare e raggiunsi, tra l'incredulità, la sorpresa e le lacrime, una cappella votiva tra i boschi, lungo uno dei tanti sentieri intorno a casa. Restai in silenzio per un po'. Poi rientrai e chiamai mia mamma. Da qual giorno tutto è cambiato! Sono iniziate le trasferte (Savonlinna in Finlandia, Oviedo in Spagna, Bucarest per il Festival Enescu) e le collaborazioni con le principali Fondazioni Lirico-Sinfoniche italiane, i teatri all'estero (La Monnaie a Bruxelles e l'Opéra Royal de Wallonie a Liège) e i concerti solistici.

L ' anno scorso, durante il primo lockdown, ti sei aggiudicato il Premio Speciale al Primo Concorso di Canto Lirico virtuale SOI - Scuola dell'Opera Italiana Fiorenza Cedolins. Com'è stata questa esperienza "covidiana", lontana dal palco teatrale?

La realizzazione di un video nel quale dare immagine e significato, con tutti gli aspetti di ideazione registica e drammaturgica, costumi e luci, a un'aria d'opera, è stata un'esperienza completamente nuova e interessantissima per tutti gli aspetti di novità che introduceva nell'ambito dell'opera lirica. Una validissima alternativa alla chiusura dei teatri con il desiderio insito di rinnovarne i linguaggi, con le moderne tecnologie audiovisive,se le modalità di fruizione da parte del pubblico. In effetti, in quest'ultimo anno, si sono poi moltiplicati gli streaming e recite e concerti sono approdati anche sulle reti televisive nazionali con dati apprezzabilissimi di share. Il Concorso ha avuto un grande eco mediatico tanto che quest'anno si rinnova con una giuria costituita dai massimi esperti internazionali d'opera, cantanti, direttori artistici, registi e critici musicali. Per questa seconda edizione che mi vede ora tra i finalisti, concorro con un nuovo video dove interpreto la famosa aria di Mario Cavaradossi "E lucevan le stelle" dalla Tosca di Puccini. Il rispetto del libretto si gioca tutto su immagini dei luoghi della vicenda e riprese che mettono in risalto gli aspetti evocativi e suggestivi della narrazione, lasciando la principale valenza espressiva al volto e agli occhi. Fino al 12 maggio il pubblico può esprimere la propria preferenza sulla pagina Facebook del SOI a questo link https://fb.watch/4W_hwczBo_/ (scrivendo nei commenti io voto Manuel Epis) mentre il 16 ci sarà la cerimonia di premiazione sul canale Instagram del Concorso.

Hai calcato i teatri più importanti d'Italia e d'Europa con direttori importanti: Riccardo Muti, Zubin Mehta, Daniel Oren, Daniele Gatti. Qual è l'opera da te cantata che più ti è rimasta nel cuore?

In verità ogni opera è un'esperienza a sé, sia per l'impegno vocale che per gli aspetti registici. Tra tutte ricordo con particolare emozione La Traviata di Verdi all'Italian Opera Academy di Riccardo Muti con il Coro del Teatro Municipale di Piacenza; il Faust di Gounod, allestimento della Royal Opera House di Londra, con il Coro del Maggio Musicale Fiorentino; sempre a Firenze, il Macbeth di Verdi con una compagnia di cantanti eccezionali, sempre diretto dal M° Muti. E poi sono particolarmente legato a Madama Butterfly di Puccini: Pinkerton è stato il primo ruolo solistico importante.

Qual è l ' aspetto più bello del tuo lavoro?

Sono tanti gli aspetti belli di questo mestiere. La gente si ferma al fatto che siamo spesso in viaggio, che abbiamo la possibilità di visitare città sempre nuove e lavorare in luoghi esclusivi. Accanto a questo c'è però la passione del lavoro quotidiano al pianoforte, lo studio continuo della tecnica vocale e dello spartito, il lavoro di analisi e interpretazione dei testi, perché tutto è sempre perfettibile. Il mio impegno non è avere successo - che è, tutt'al più, una conseguenza di come si lavora - ma essere, oggi, la versione migliore di ciò che ero ieri, come artista e come uomo. Non dimentichiamoci che il compito dell'Arte è quello di veicolare contenuti emozionali al pubblico, regalando un percorso di Bellezza e di estasi per i quali il nostro operato deve essere sempre alla sua massima espressione.

Una curiosità tecnica che mi ha incuriosito molto durante la nostra telefonata: il rapporto con l 'osteopatia per mantenere sempre una bella voce. Ce lo vuoi raccontare?

Premetto che la bella voce è un dono di natura. Noi dobbiamo però prendercene cura. Ho conosciuto l'osteopatia per una questione lontana dalla musica e sono ricorso a essa per problemi posturali conseguenti a un brutto incidente d'auto. Ne ho però subito avvertito i benefici anche per la pratica del canto. Una corretta postura di arti, bacino e spalle permette una migliore respirazione e di conseguenza trae beneficio tutto il processo della fonazione che è, a tutti gli effetti, un processo fisico. Non dimentichiamoci che il cantante "suona" il proprio corpo e il benessere complessivo è condizione essenziale, perseguibile anche con esercizi di rilassamento, meditazione, yoga, attività fisica e corretta alimentazione. Ancora oggi, dopo aver terminato l'iter puramente curativo, continuo ad avvalermi di questa disciplina per un riequilibrio energetico più completo, per eliminare le tensioni e per correggere i lievi difetti posturali che il quotidiano può sempre procurarci.

Tra le cose cool che hai fatto ricordiamo un bel video passato su HD Classica di Sky, l ' aver cantato con Andrea Bocelli al Teatro del Silenzio di Lajatico (trasmesso anche su Rai 1) e con Mika a Firenze. In quei momenti ti è mai passata per la mente l ' idea bergamasca del " Mola mìa, mola mai" ?

Sono state situazioni tutte molto diverse tra di loro, nei luoghi e nei modi di lavoro. Il video per HD Classica di Sky è nato in seguito al I Concorso SOI 2020. È stato girato in una villa storica, in Toscana, verso la fine di agosto. Regia, attorialità e interpretazione sono stati gli aspetti importanti di questo lavoro in una produzione comunque molto intima e familiare. Per contro, il concerto di Andrea Bocelli a Lajatico ha avuto tutte le caratteristiche del grande show musicale. Attori e ballerini tra i più celebri - cito Luca Tommasini - grandi star della musica, performer, giochi di luce, effetti scenici e più di diecimila persone come pubblico. Mika invece è venuto al Teatro del Maggio a festeggiare il Capodanno 2017 con due concerti. Showman e professionista eccezionale, è stato accompagnato dalle compagini del Maggio in un programma dei suoi successi pop. Sono davvero esperienze uniche alle quali non avrei mai creduto di poter partecipare! All'idea del "mola mìa" non ho mai pensato in effetti ma, forse, certe cose ti sono scritte dentro inconsapevolmente da sempre. È un po' come la regola delle 3 T: talento, tenacia e testardaggine. Insegui i tuoi sogni e fai il possibile per realizzarli.

Eccoci alle " Bergamodomande".
Quanto influisce sul canto il tuo accento bergamasco?

Non poco! Non parlo molto il dialetto bergamasco, ma ci sono comunque stilemi linguistici e inflessioni locali che sono stati assorbiti e ti si sono disegnati addosso con l'età. In casa, ad esempio, mio padre ha sempre parlato in dialetto ma io, per contro, non sarei comunque in grado di mettere assieme un discorso completo. La parlata bergamasca, che ha una serie di caratterizzazioni ulteriori in riferimento alla geografia delle vallate minori, è molto gutturale. È una parlata piena di suoni bassi, aspri, alcuni aperti e altri nasali - come è tipico di molte parlate del Nord - e questo non aiuta certo la perfetta dizione richiesta dal canto lirico. Pota!

Hai vissuto ad Alzano Lombardo, Nembro e ora risiedi ad Albino. Direi che la Valle Seriana scorre nelle tue vene. Cosa adori delle tue zone e che cosa consiglieresti di visitare?

Adoro tutto della mia terra! Adoro il paesaggio, le sue morbidezze e le sue asperità così simili al carattere della sua gente. Adoro la caparbietà e la dedizione all'impegno di questo popolo, la sua idea faticosa del lavoro. Adoro la ricchezza della storia sociale e politica. Adoro le preziosità artistiche racchiuse nelle chiese e nei palazzi storici. Assolutamente da visitare il complesso della Basilica di San Martino con il Museo e le sacrestie fantoniane ad Alzano Lombardo; a Nembro, dove nacque il pittore Enea Talpino detto il Salmeggia, c'è la chiesa di Santa Maria in Borgo, con affreschi del Quattrocento; ad Albino, paese natale di Giovan Battista Moroni, sono conservate alcune sue opere oltre alle Raccolte Civiche di Storia ed Arte. Ma poi ogni chiesa, anche la più piccola, raccoglie preziosità che narrano della vivacità culturale di questo territorio. E io, sempre in viaggio, non riuscirei comunque a immaginarmi in un luogo diverso da questo!

So che ami molto anche la bassa bergamasca. Quale luogo prediligi?

Ho scoperto i territori della Bassa solo negli ultimi anni. Ne adoro la vastità, le geometrie delle colture, i colori e i suoni, così diversi da quelli della montagna. Adoro quel suo essere terra di mezzo racchiusa tra la linea protettiva delle Orobie a Nord e la linea degli Appennini a Sud. Passeggiare lungo i sentieri che disegnano i poderi intorno al piccolo Santuario della Madonna dei Campi di Brignano, significa vivere, al contempo, il desiderio di casa e di rifugio e il desiderio del viaggio e dello sguardo verso nuovi territori e nuovi orizzonti.

Manuel, ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato e ti auguro di poter tornare al più presto in teatro.

Grazie a te! È stato un vero piacere. Speriamo davvero di poter tornare presto a emozionare ed emozionarci in teatro!

Ecco i suoi riferimenti social e di contatto:

Mail: manuelepis@yahoo.it
Facebook: https://www.facebook.com/manuel.epis.5
Instagram: Manuel Epis


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