Stefano Fiacco: un chitarrista bergamasco sui grattacieli londinesi
Intervista al giovane chitarrista classico di Celadina che ama suonare in luoghi very strange
Stefano, la tua storia musicale parte dalle "medie", quando decidi di iscriverti al Liceo Musicale di Bergamo e scegli di intraprendere lo studio della chitarra classica come primo strumento e del violoncello come secondo.
Qual è stato il LA che ti ha fatto scegliere proprio questi due cordofoni?
Dopo le scuole medie, dove ho cominciato a suonare la chitarra un po' per gioco, mi ricordo di aver pensato che la musica, oltre a essere ciò che mi piaceva fare di più, era anche la cosa che sapevo fare meglio e il liceo musicale mi sembrava l'unica scelta possibile. Lì ho dovuto scegliere un secondo strumento e il violoncello era quello più… nelle mie corde.
Alla fine del Liceo hai deciso di iscriverti al Conservatorio Donizetti e ti sei laureato proprio durante il Covid. Ci racconti la particolare esperienza del tuo esame di Diploma?
A Marzo 2020 avrei dovuto esibirmi in Sala Locatelli in Città Alta con un programma tutto incentrato sulla musica del compositore cubano Leo Brouwer, ma la pandemia mi ha costretto a rimandare l'esame di tre mesi e ha trasformato il concerto in una registrazione. Alla fine è andata bene lo stesso, ma quel concerto in Città Alta lo sogno ancora!
Hai fatto l'Erasmus a Londra e proprio in questa città hai deciso di tornare a studiare. Stai, infatti, per ottenere un Artist Diploma presso il Trinity Laban Conservatoire of Music and Dance. Ci puoi spiegare esattamente cos'è?
Adesso ha un nome lunghissimo. Prima era conosciuto come il Trinity College of Music. È una delle quattro istituzioni musicali di Londra, dove sto per concludere il mio percorso musicale e ricevere una qualifica che in Italia non esiste. Nel Regno Unito è un diploma che sta un gradino sopra il Master of Music (il nostro Diploma Accademico di II Livello) ed essenzialmente è un programma di studi che si concentra quasi completamente sullo strumento. È molto personalizzabile, nel senso che sta allo studente decidere cosa approfondire maggiormente. Nel mio caso ho fatto molte lezioni individuali di strumento e molta attività cameristica, oltre che un corso sul marketing della musica che ha l'obiettivo di far trovare agli studenti i loro punti di forza da utilizzare per farsi strada nel mercato musicale. È un po' triste considerarsi come prodotto, tuttavia mi ha aiutato a capire su cosa concentrarmi nel futuro, a cominciare dai grattacieli di Londra :-).
E la storia del liuto?
Il liuto? Anche lui è entrato nella mia vita un po' a sorpresa. Avrei dovuto suonarlo solo per un anno durante gli studi a Bergamo, poi però mi sono affezionato e ho continuato a suonarlo ogni volta che ho trovato modo di farlo: l'ensemble barocco del Conservatorio a Bergamo, un'opera a Londra e anche come parte delle mie esibizioni da solista. La maggior parte dei musicisti si specializzano in uno strumento. Io, però, nonostante il mio amore per la chitarra, non ce la faccio a non concedermi di suonarne altri. Questo mi permette di avere opportunità diverse: una volta ho imparato a suonare il banjo perché serviva in una produzione!
Vivendo a Londra, mi dicevi che ci sono molte possibilità di suonare rispetto all'Italia. Ci vuoi raccontare cosa c'è di diverso nell'organizzazione concertistica inglese rispetto a quella italiana?
In Italia, secondo me, la musica non gode dello stesso rispetto in confronto al Regno Unito. Per fare un esempio, per un'ora di lezione privata, qui un neodiplomato come me non si azzarda nemmeno a chiedere più di 20 euro. A Londra chiedere meno di 35 sterline è proprio illegale. Esiste una sorta di sindacato (la Musicians' Union) che tutela i musicisti attraverso una tabella con i prezzi minimi relativi alle diverse attività musicali (lezioni, concerti solisti, concerti da camera ecc.).
Allo stesso modo, la gente non ti guarda male quando chiedi di essere pagato per un concerto. È una questione di mentalità. Purtroppo in Italia alcuni considerano la musica come un intrattenimento che non tiene conto degli anni di fatica e studio.
La cosa che mi ha colpito di più della nostra chiacchierata è stata quando mi hai raccontato delle tue esibizioni su alcuni grattacieli di Londra. Adrenalina allo stato puro! :-) Ce ne vuoi parlare?
La maggior parte dei musicisti, compreso me, sogna di esibirsi in sale da concerto, teatri e luoghi speciali legati alla musica. Io però, quando mi trovo nella City o a Canary Wharf, rimango sempre affascinato dagli edifici dalle architetture più incredibili e un giorno, per cercare di pensare fuori dagli schemi (o dalla scatola, come dicono in UK), ho deciso di andare a chiedere di poter filmare delle mie esibizioni in quei grattacieli. Dopo mooooolti rifiuti, alcuni hanno accettato e, beh, è stato ancora più emozionante di quanto immaginassi. Adesso non riesco a smettere di pensare ai mille altri luoghi in cui voglio suonare!
Ho già il materiale per quattro o cinque video sui grattacieli. Ora devo solo montarli! Questa parte, però, non è emozionante come girare. E' più come suonare nel sottoscala della scuola quando non ci sono aule libere…
Stai portando avanti un particolarissimo repertorio chitarra-arpa, peraltro per nulla scontato! Come mai una scelta così insolita?
Ancora una volta, per caso! Mi sono imbattuto nell''opportunità di suonare alla Wigmore Hall con un partner da camera. Né io né la mia amica arpista Lucia Foti (che abita a mezz'ora da casa mia, ma ci siamo conosciuti a Londra) ne avevamo uno, quindi abbiamo deciso di unire le forze e da allora non abbiamo più smesso di suonare insieme. Chitarra e arpa sono un'associazione che molti non considerano neanche, ma appena ci si fa caso non si può non accorgersi di come i due strumenti si completino a vicenda. Non c'è moltissimo repertorio originale, ma stiamo collaborando con alcuni compositori e piano piano crescerà!
Un bel giorno scopri l'esistenza di un bellissimo pezzo per chitarra classica e violoncello scritto da uno dei più grandi chitarristi classici al mondo: Leo Brouwer, proprio quello che hai citato già prima. Ma ti accorgi di alcuni errori e gli scrivi. Da quel momento inizia una collaborazione per la revisione di alcune sue composizioni. Una soddisfazione non da poco!
Sì, è veramente un grande onore per me poter collaborare con una leggenda della chitarra come Leo Brouwer. Gli ho chiesto di poter avere accesso alla musica nonostante non fosse ancora pronta per la pubblicazione perché ci tenevo molto ad avere chitarra e violoncello nel mio recital (quello famoso di marzo 2020) e lui e il suo editor sono stati così gentili da farmi avere la musica lo stesso. Io ho rifinito le parti che ancora non erano perfette e, pochi mesi dopo, mi sono ritrovato di nuovo a fare lo stesso lavoro per un'altra composizione, El Decamerón Negro. Ora la nuova edizione di quel pezzo ha anche il mio nome all'interno!
Mi racconti che hai due sogni segreti: uno è quello di chiedere a Brouwer di scrivere un pezzo per chitarra classica e arpa e l'altro è di poter suonare nella Villa dei Tasso, nel quartiere di Celadina, proprio il tuo! Che cosa dici? Approfittiamo di questo spazio per lanciare un accorato appello? :))))
Assolutamente sì! È un posto stupendo che raramente apre al pubblico per visite e molto occasionalmente a concerti. Da quando è cominciata la pandemia, non mi sembra abbiano più ospitato musicisti… un vero peccato! Sarebbe bello poter portare la musica in posti ricchi di storia più regolarmente: valorizzerebbe il luogo e il quartiere, farebbe piacere al pubblico e sarebbe anche un'opportunità in più per i musicisti!
Sei anche un appassionato di registrazioni audio-video di musica classica e questo ti porta spesso a collaborare come fonico per il Conservatorio a Londra. Ci vuoi raccontare anche questa esperienza?
Il liceo mi ha fatto rendere conto che, oltre a suonare, mi piace molto anche registrare altri musicisti. A Londra è capitata l'opportunità di collaborare proprio con il Conservatorio e da circa un anno, quando hanno bisogno di qualcuno per registrare audio, video o entrambi, chiamano me. È un'opportunità per migliorare quello che so e per imparare quello che ancora non so. Inoltre, posso guardare un sacco di concerti gratis! :-)
E ora le nostre "Bergamodomande"
Dato che ami suonare in posti insoliti, mi sorge spontaneo chiederti in quale luogo super pazzo vorresti suonare a Bergamo o provincia.
Senza dubbio la Sala Locatelli (maledetto Covid!). Poi sarebbe affascinante suonare in cima alla Torre del Campanone in Città Alta o sulla Torre dei Caduti, magari di notte, per evitare i rumori del traffico. O ancora nella Bergamo segreta, quella sotterranea, presso la fontana del Lantro, gli scavi sotto il Duomo, la Cannoniera San Michele. Sarebbe veramente speciale!
Un altro posto in cui mi piacerebbe suonare è all'interno di quello che una volta era l'UNA Hotel di Celadina. Ora è un posto un po' tenebroso, mezzo abbandonato, sigillato e impenetrabile. A guardarlo fa un po' tristezza, però è così misterioso e mi attrae tantissimo!
Quando ritorni a Londra dopo essere stato a Bergamo, quale cibo bergamasco metti o vorresti mettere imprescindibilmente in valigia?
I casoncelli e una pianta di salvia. Non sono riuscito a trovare altro che vasetti di salvia essiccata che non compete nemmeno per sogno con quella fresca.
Un musicista bergamasco con il quale ti piacerebbe duettare?
Interludio Duo! Sono pieni di energia e mi piace moltissimo il loro stile. Inoltre il violoncellista, Aurelio Pizzuto, è stato il mio maestro di violoncello!
Grazie per il tempo che mi hai dedicato, Stefano! Ci si vede per qualche "violoncellata"!
Grazie a te! Non vedo l'ora di suonare ancora insieme!
Se qualcuno volesse contattarti e ascoltarti, ti possono trovare su…
Facebook: Stefano.fiacco.3
Instagram: @stefanofiacco
Instagram: @nazcaduo (duo con l'arpa)
Intervista fatta da Arianna Trusgnach per Chèi de Bèrghem
Vuoi sostenere il progetto "Chèi de Bèrghem?" Compra le nostre magliette qui: https://shop.cheideberghem.it
Condividi l'articolo